di Costanza Caiola – 

Lunedì 5 Dicembre presso l’università del Sannio si è tenuta la penultima lezione del Corso di diritto e letteratura del professore Felice Casucci, con la collaborazione della  lezione della professoressa Fabiana Cacciapuoti. L’oggetto di studio di oggi è : “Diritti sul corpo dall’antichità ad oggi”;il discorso ha come filo conduttore il corpo della donna e della sua  soggettività nelle sue scelte  e nelle sue decisioni. Si parte da una precisazione: il corpo può essere diviso tra il corpo visto nel mondo Antico, che è inserito nella natura, e il corpo Moderno, il nostro corpo, il quale al contrario di quello antico è de-naturale. Il corpo antico è un valore assoluto perché significa forza, valore, vigore: è una materia che conserva la ψυχή, diffusa in tutto il corpo, infatti Omero, per esempio, parla della memoria del braccio che se viene tagliato l’uomo, ne conserverà sempre la memoria.

La donna è addetta alla cura delle cose sia come madre che come serva e nell’antichità una “cura” molto importante era la cura dei morti, un esempio significativo per collegare la donna e la cura dei morti lo possiamo trovare ella tragedia Antigone. Antigone è una figura femminile forte che appena apprende la notizia della non sepoltura di uno dei suoi fratelli, Polinice, si affretta di nascosto a seppellirlo nonostante il divieto del re Creonte. Antigone, quindi, è una donna che sfida il potere e lo sfida per dare sepoltura ad un corpo, il corpo del fratello. Questa donna rappresenta una ribellione, al contrario di tutte le donne di quel tempo che erano sottomesse all’uomo, al Νοῦς, alle leggi del re. Altro esempio di donna è Medea, è anche essa un personaggio forte che si oppone a una forza superiore, in questo caso è Giasone, il marito. Medea alla fine deciderà di uccidere i propri figli essendo condotta dalla gelosia, dalla follia e alla fine se ne andrà trasportata sul carro del Sole. Quindi abbiamo una donna che non viene solo rappresentata come donna forte ma anche come maga. In Christa Wolf Medea è presentata in una prospettiva diversa, come donna che ha potere assoluto, per uccidere i propri figli, è una dona barbara venuta a Corinto dalla Colchide che vive in una assoluta condizione di emarginazione, non viene riconosciuta e diventa simbolo di xenofobia. Alla fine Medea vagherà per la Grecia, sconosciuta, violenta e di lei non si saprà più niente.Ci sono altre due donne che ci riconducono al corpo una è Elettra e l’alta è Ifigenia. Elettra, figlia di Agamennone, re di Micene, vive confortata solo dalla speranza che prima o poi il fratello Oreste ritorni e vendichi la morte del padre, ucciso dalla madre Clitennestra e da Egisto, suo complice e amante, per usurparne il trono.Infatti appena il fratello ritornerà sarà proprio lei a suggerire il terribile omicidio. Il corpo di Ifigenia, invece, è il corpo sacrificato,  figlia di Agamennone e di Clitemnestra, Agamennone dovette immolarla alla dea Diana su consiglio dell’indovino Calcante, per placare le forti tempeste che la Dea aveva provocato al mare che bagnava la città di Aulide, sulle coste della Beozia, per far sì che Agamennone e tutti i Danai non partissero per la città di Troia. La ragazza all’inizio ignara del sacrifici,  solo all’altare apprende la verità, sceglierà da sola il sacrificio, trasformandolo in una scelta consapevole e non subita. Nella tragedia di Euripide Ifigenia poi verrà salvata dalla dea e al suo posto comparirà una cerva che sarà sacrificata. Tutte queste donne legate alle vicende del corpo che hanno la forza di esprimere la loro volontà si legano al concetto di sacralità del corpo. Nel mondo moderno si perde questa sacralità e il corpo femminile diviene spesso oggetto privo di ogni significato simbolico sacro e si trasforma in oggetto da consumare.