Il giorno 14 novembre 2016, i ragazzi della 3ªC1 si sono recati presso l’Università del Sannio di Benevento per un ulteriore incontro al Corso di Diritto e Letteratura,  tenuto dal professore Felice Casucci, ospite l’avvocato Sonia Fusco.

In questa occasione è stato approfondito il tema della Vita come sentenza e la morte come giustizia.

Si è discusso del diritto della donna a una maternità cosciente e responsabile e della legge 22 maggio 1978, n. 194 – la tutela della maternità e dell’interruzione volontaria della gravidanza- anche attraverso il contestuale supporto dei seguenti testi di narrativa: Josè Saramago, Il Vangelo secondo Gesù Cristo; Josè Saramago, Caino; Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato; Valeria Parrella, Lo spazio bianco.

L’avvocato Fusco ha cominciato il discorso proponendo agli ascoltatori due casi particolari di risarcimento del danno riguardante la nascita di bambini aventi malformazioni.

Il caso che è proposto qui è la sentenza della Cassazione n.16754 del 2012 che ha come oggetto un caso di vita sbagliata. Le circostanze sono simili in tutti questi casi: la futura madre si era rivolta ad un ginecologo per effettuare tutti gli accertamenti necessari ad escludere malformazioni del feto. La donna aveva rappresentato al medico l’importanza che la nascita di un bambino sano fosse, per lei, l’unica condizione per mandare avanti la gravidanza.Il medico le aveva proposto e fatto eseguire il “Tritest”, omettendo di prescrivere accertamenti più specifici che avrebbero potuto far risorgere alterazioni a livello cromosomico del feto. A causa di questa sua imprecisione, nasce una bambina affetta da sindrome di Down.

I genitori dinanzi al ginecologo e all’ASL hanno chiesto un risarcimento del danno, ma la Corte D’Appello la respinge comunicando che il ginecologo non aveva nessuna responsabilità in quanto si è solamente violato il “diritto di autodeterminazione della donna nella prospettiva dell’insorgere, sul piano della causalità ipotetica, di una malattia fisica o psichica”.

Mentre la legittimità dell’istanza risarcitoria del minore, secondo i giudici, deriva «non dalla nascita malformata, ma dalle conseguenze che ne derivano perché non esiste il diritto a non nascere sano». Allora, spiega la Corte, il danno lamentato da parte del minore è, appunto, la condizione evolutiva che pone il soggetto di fronte alla svolgimento di un “vita handicappata”.

In questo modo le violazioni dei diritti costituzionali sono tante: riguardo al principio di uguaglianza in riferimento al “pieno sviluppo della persona” (art. 3) e (art. 29, 30 e 32) all’arrivo del minore “in una dimensione familiare alterata”, dal momento che la madre se correttamente informata avrebbe interrotto la gravidanza. Tutto ciò “impedisce o rende più ardua” la costante attuazione dei diritti e doveri dei genitori sotto il profilo dell’istruzione, educazione, mantenimento dei figli.

Quindi la Corte di Cassazione riconosce, per la prima volta, il diritto del neonato – soggetto giuridicamente capace – a chiedere il risarcimento del danno per essere nato “malformato”.

L’avvocato Fusco ha continuato la sua lezione associando ai casi riguardanti la nascita malformata e l’aborto, i libri sopra citati, i quali riguardano complessivamente di argomenti collegati alla nascita prematura e al diritto alla vita.

A supporto di queste tesi, utilizzando le citazioni dei diversi autori, ha letto un passo da Lettera a un bambino mai nato di O. Fallaci, sottolineando ancora una volta gli aspetti connessi alla nascita prematura e quindi alla complessa questione del diritto alla vita da un punto di vista sia etico sia economico. Nello specifico, dal passaggio citato, l’avvocato concludeva dicendo come nei casi di parto prematuro alla 22esima/ 23esima settimana soltanto il 20% sopravviva, ma molto probabilmente con degli handicap.

In conclusione, a supporto della discussione avvenuta, l’avvocato Fusco ha letto il passaggio di Saramago che dice: «se la vita è una sentenza e la morte una giustizia, allora non è mai esistita al mondo gente più innocente di quella di Betlemme, di quei bambini morti senza colpa e di quei padri che quella responsabilità non hanno avuto».

Isabella Chiantone Mustilli