a cura di: Nicole Calderoni

Il giorno 24/10/2016, presso la sede dell’Unisannio in via Calandra, si è tenuto un incontro con il dr. Fernando Panarese. Oggetto della discussione “Morte e trapianto”. Nell’ambito della trattazione che offre numerosi spunti di riflessione giuridici, etici ed antropologici, il primo richiamo è andato al romanzo di Bulgakov “Cuore di cane”. La storia si sviluppa intorno ad un cane randagio che viene prima accolto e nutrito e,  poi, diventa il soggetto privilegiato di un trapianto sui generis.

Si ipotizza che il cane ricevendo gli organi genitali e l’ipofisi di un uomo, ne assuma le caratteristiche, pure negative. Il cane, straordinariamente, pensa e valuta la società in cui vive, muovendo anche richieste di giustizia, querelando il dottore e richiamando il comportamento alle regole deontologiche della professione.

La riflessione letteraria sul trapianto transita agevolmente sul piano del diritto.

Parlare di trapianto implica anche la comprensione e valutazione degli articoli 34 e 35 del codice deontologico della professione medica, che richiamano i doveri della professione riguardo alla volontà del paziente, tenendo presenti sempre le condizioni dell’assistito. Il trapianto implica una riflessione accurata ed approfondita sulla morte, soprattutto per quanto riguarda le condizioni oggettive per espianto e trapianto.  La morte dal punto di vista scientifico rappresenta la fine di un ciclo vitale e accertare la morte è compito della medicina e dell’etica.

Donare gli organi è considerata ormai un’esigenza morale, un gesto doveroso, reso possibile dai progressi della medicina.

Far luce sui diversi tipi di prelievo è indispensabile nella società odierna.  Tre sono le tipologie di prelievo: da donatore vivente, da cadavere, da donatore in limine vitae.  Nel primo caso di prelievo si può donare un rene, solo purché avvenga nel rispetto delle norme vigenti. I casi di “acquisto” di organi sono severamente proibiti, anche se non è detto che qualche episodio sfugga alle maglie della legge. Il prelievo da cadavere riguarda il bulbo oculare e la cornea, ossa, tendini, vasi sanguigni, sangue e nervi. Non si possono prelevare ghiandole di sfera genitale e della procreazione.

Se dal punto di vista chirurgico non esistono grandi difficoltà per il trapianto di organi che risulta moralmente accettabile, è sempre presente il problema della disponibilità di organi da trapiantare.

Interessante, parlando di trapianti e limite tra vita e morte, una riflessione sul libro di Saramago: “Le intermittenze della morte”. Questo scrittore immagina che in una nazione non si muoia più e, paradossalmente, i malati gravi devono affidarsi a viaggi della speranza fuori dal proprio paese, per raggiungere la fine delle sofferenze; poi la morte ritorna e cerca di sistemare i suoi affari. Lo scritto apre a numerose riflessioni, non ultima quella che regola da sempre il rapporto dei viventi con la morte. Quando si parla di trapianto bisogna anche parlare dello stato vegetativo dei pazienti, altrimenti definito coma. Sotto il nome di coma depassè viene compresa la situazione di un malato che ha riportato gravi problemi cerebrali, quindi una situazione che non può essere soggetta a miglioramenti. Stabilire se c’è morte cerebrale è diverso, secondo le varie scuole di medicina. Negli USA, come ci hanno insegnato le varie medical fiction, ci si attiene anche alle richieste del testamento biologico del paziente.

In Italia l’accertamento di morte cerebrale richiede l’attestazione di un collegio medico, sulle attività del paziente, opportunamente monitorate e, infine, con data e ora della morte, consenso dei parenti e verifica del nullaosta della Procura si può procedere all’espianto.

L’argomento è complesso, sia per la legislazione che per i sentimenti e l’etica che ne viene ad essere parte integrante. Rappresenta, a mio parere, una parte molto delicata della professione medica, perché l’uomo non può essere considerato solo come una “macchina perfetta”, ma un individuo singolare che opera funzioni vitali e manifesta la propria personalità esternando i propri sentimenti.