di Filomena Riccio
“Né ricchezza né riconoscimenti né gratitudine hanno compensato tanto genio” è così che
il Dott.re Luigi De Nitto scrive in occasione del 240° anno della morte di Luigi Vanvitelli. E questo perché egli stato uno degl’uomini che hanno lasciato un segno nella storia. Il Vanvitelli era architetto e pittore e nonostante i suoi numerosi impegni riusciva a trovare il tempo per seguire i propri figli proprio come il padre aveva fatto con lui. Questo è ciò che viene ricordato nel libro “Luigi Vanvitelli” perché come ha affermato il dottore De Nitto: “ bisogna guardare all’arte con occhi diversi, non bisogna solo parlare dell’opera in sé, piuttosto volgere uno sguardo al contesto che l’ha avvolta”. Luigi Vanvitelli quindi, in questo libro non viene ritratto come un semplice artista; ma come un uomo dai mille ruoli: meraviglioso padre, amabile fratello e marito; orgoglioso della sua famiglia a tal punto da presentarla al re e alla regina. E poi chi se non noi campani dobbiamo sentirci legati alla figura del Vanvitelli, di colui che ha definito la nostra territorio come un paradiso in Terra, la “ Campania Felix”, che l’ha elevata storicamente e artisticamente, dando, grazie al suo genio, ad una semplice città come Caserta l’importanza di una capitale e che fece diventare la Reggia di Versailles a confronto, come disse Galeani, “fetida e puzzolente, dove l’acqua ristagna quando scorre”. È impossibile definire la grandiosità di questo artista che riusciva, come nessun altro a conciliare bello e utile. Le sue opere dovevano essere belle, perché lo splendore allora era la misura di prosperità del Regno, dovevano essere un dialogo continuo tra finzione e realtà, tra utile e bello e tra bello e natura! Il Vanvitelli dovrebbe rappresentare per noi non solo uno dei tanti artisti da DOVER studiare durante l’ora di storia dell’arte, ma un modello di uomo da seguire perché egli basandosi solo sulla sua passione e sulle proprie forze è riuscito ad ottenere ciò che nessun altro avrebbe mai potuto raggiungere, lasciandosi alle spalle anche coloro che avevo provato ad osteggiarlo.
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