di P. Di Mezza
Il Laboratorio di restauro, nel Cortile delle Carrozze della Biblioteca Nazionale di Napoli, accoglie gli studenti della 3aS1 con i suoi tavoli da lavoro ingombri di carta siliconata, di telai da cucitura e ancora: pennelli cinesi, fogli di carta giapponese, aghi, stecche d’osso, flaconi di ogni tipo, igrometri, luxmetri… Lungo le pareti, le vasche per il lavaggio, il torchio per la spianatura, gli asciugatoi, il tavolo luminoso.
La dottoressa Maria Di Prisco, responsabile del Laboratorio di restauro e conservazione dei libri, dispone sul tavolo un volume del 1600 e, sollevandone la coperta, inizia la sua analisi dello stato di conservazione del libro, a partire dal foglio di guardia. L’umidità relativa, la lunghezza d’onda della luce, il livello delle polveri, la presenza di spore microbiologiche, di uova d’insetti e di parassiti dei microrganismi, tutto serve a definire lo stato di salute del libro.
Effettuata la diagnosi, si individuano i rimedi:le muffe, analizzate dai microbiologi, vengono trattate chimicamente; per gli insetti, invece, il rimedio è più semplice. Nel caso si tratti di termiti, occorre distruggere la regina, individuandone il nido. Generalmente, i libri infestati da insetti sono chiusi, per 21 giorni, in “bolle”, alle quali si sottrae ossigeno, pompando azoto, e gli insetti muoiono per disidratazione. Anche la carta e l’inchiostro sono soggetti a degradazione, ma gli interventi di restauro si diversificano a seconda dei processi intervenuti. Può essere necessario restaurare l’intero volume e, in tal caso, si procede al taglio dello spago e a liberare i “bifolii”, numerandoli sul “recto” con la matita. Ogni “bifolio” viene spolverato con un morbido pennello cinese, senza togliere i fili di carta; si procede poi al lavaggio, al trattamento chimico, all’asciugatura, incollatura e spianatura delle parti del libro, infine, il “bifolio” viene ricomposto, facendo attenzione che il “taglio di testa” sia preciso.
L’operazione di restauro si avvia a conclusione e gli studenti non smettono, nemmeno per un attimo, di seguire i gesti e le spiegazioni della dottoressa Di Prisco, affascinati da un’arte antica, nata nei monasteri, fatta di dedizione e di amore. La restauratrice si ferma e conclude:
– “La conservazione è fatta con pochi mezzi, ma con molti accorgimenti minuti, frutto dell’intelligenza e dell’esperienza…”.
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