di Sabrina Raffaella Cusano
Lo scorso 4 ottobre, una rappresentanza della redazione di Controluce si è recata al PAN-Palazzo delle Arti di Napoli per prendere parte ad una conferenza in ricordo di Giancarlo Siani. L’incontro si è aperto con l’introduzione di Geppino Fiorenza, che ci ha spiegato in breve come si sarebbe svolta la giornata. Subito dopo ha preso la parola la Dott.ssa Marina De Blasio, che facendoci vedere degli spot sul bullismo ci ha stimolato a riflettere sugli atteggiamenti sbagliati. In seguito la parola è passata al professor Dario Bacchini, psicologo. Il professor Bacchini ci ha parlato del Cyberbullismo, entrambi, poi, ci hanno ricordato come è possibile risolvere il bullismo: denunciandolo! Hanno anche dato spazio alle nostre domande alle quali hanno saputo rispondere in modo esauriente. Alle domande è seguita la visita alla mostra di volti, che hanno combattuto la camorra come Siani. E a conclusione della giornata, c’è stato un piccolo buffet. Ma chi era Giancarlo Siani? Giancarlo Siani era un giornalista ucciso dalla camorra che aveva iniziato il suo lavoro a Torre Annunziata in una sede distaccata de “Il Mattino”. Siani si occupò principalmente di cronaca nera e quindi di camorra, studiando e analizzando i rapporti e le gerarchie delle famiglie camorriste che controllavano Torre Annunziata e dintorni. Per il suo talento, iniziò a scrivere come giornalista precario nella sede centrale de “Il Mattino”, del quale sarebbe diventato un giornalista effettivo di lì a pochi mesi. Ma, in seguito all’ articolo del 10 giugno 1985 nel quale parlava dell’arresto di Valentino Gionta, decisero che la sua carriera doveva finire, perché era diventato ormai un giornalista troppo scomodo. Infatti il 23 settembre 1985 a bordo della sua Citroën Méhari venne assassinato, a pochi passi da casa. Ci vollero, poi, 12 anni e 3 pentiti perché si potesse fare luce sul suo assassinio. Sulla vita di Siani sono stati fatti vari film, ma la sua autentica Citroën Mehari è stata usata solamente in Fortapasc, film con la regia di Marco Risi. Quel 23 settembre 1985 la Mehari di Siani si è fermata, ma il 23 settembre di quest’anno nello stesso punto in cui si fermò, è ripartita. A metterla in moto è stato Roberto Saviano in una staffetta che vuole lanciare un messaggio ben preciso: la camorra e le mafie in generale non sono affatto più forti della voglia di raccontare la verità.