di Maria Scetta e Maria Vigliante –
Le contraddizioni e le crisi esistenziali e (o) culturali, pur nella complessità degli effetti che determinano, aprono inaspettatamente a scenari importanti. Ne è la dimostrazione il percorso che la filosofia compie rispetto al tema dell’infinito.
Nell’accezione odierna, l’infinito è ciò che non ha né inizio né fine, che non è racchiuso in uno spazio o in un tempo: è tutto ciò che è trascendente ed eterno e che non può essere compreso nei limiti della nostra mente, né percepito dai nostri sensi.
Gli Ionici di Mileto sono alla ricerca di un principio dal quale tutto abbia origine e in virtù del quale tutto viva. In particolare, Anassimandro individua l’arché in un principio infinito ed indeterminato quale l’ápeiron. Esso abbraccia e governa tutte le cose ed è immortale ed indistruttibile, quindi divino, ma presenta una connotazione negativa, poiché indica ciò che manca di un limite fisico-spaziale e di una forma concettuale. Del resto, nell’antica Grecia si è alla ricerca del finito e del limite contro ogni forma di esagerazione e dismisura: il finito indica l’ordine , l’equilibrio e la composta armonia. Proprio quest’ultima riveste un ruolo significativo nell’identificazione del principio pitagorico nel numero: la stessa armonia, vista come un ordine determinato di numeri è ciò che rappresenta l’unità del molteplice composto e la concordanza delle discordanze. L’infinito vero e proprio fa la sua comparsa con la scoperta delle grandezze incommensurabili nell’ambito della stessa scuola pitagorica, nella quale si pone un’ importante questione, ovvero quella dell’infinità del numero. Sarà proprio questa scoperta , causa principale della crisi della scuola, a determinare, invece, la fama dei Pitagorici nel tempo.
Le contraddizioni , i contrasti ideologici e dialettici sono, pertanto, essenziali per la progressiva maturazione ed evoluzione del pensiero, a partire dagli antichi greci e fino ai tempi moderni. Ciò appare evidente anche con gli Eleati, preoccupati di difendere l’ingenerabilità, l’immutabilità e la finitudine dell’essere. Anche in questo caso, Melisso, discepolo di Parmenide, si rende protagonista di una rottura rispetto alle tesi del maestro, concependo l’essere come esteso in un tempo infinito.
Egli, come il suo maestro Parmenide, afferma l’ingenerabilità dell’essere e la sua incorruttibilità ed immutabilità, ma, diversamente da Parmenide, colloca l’essere in una totale estensione nel tempo, affermando così la sua eternità e non la sua atemporalità. Tale infinità è anche spaziale in quanto al di fuori dell’essere non c’è nulla, ma sempre e solo essere. Il concetto di infinito nella prospettiva ontologica eleatica attira l’attenzione di altri pensatori, come Anassagora e Democrito.
Anassagora afferma che gli elementi originari che costituiscono le cose sono i semi, particelle infinite, non solo in numero ma anche in grandezza. Essi sono infinitamente grandi rispetto alle parti in cui sono divisibili e infinitamente piccoli rispetto alle parti in cui sono inclusi. Di conseguenza, grande e piccolo non sono assoluti ma relativi. La loro infinita divisione così come la loro infinita addizione è un processo mentale, in quanto ha un fondamento nella realtà. L’infinito, pertanto, assume una dimensione positiva e reale.
Un’alternativa alla visione della tradizione greca determinata dal limite è data anche da Democrito, che ritrova l’archè in una molteplicità di elementi eterni ed incorruttibili, quali gli atomi. In questa sua visione egli ha dovuto distinguere la divisibilità matematica da quella fisica: un atomo, infatti, è matematicamente divisibile in infinite parti, ma non è fisicamente decomponibile ulteriormente. L’infinito ha un ruolo centrale nel suo pensiero, perché gli atomi e lo spazio vuoto sono infiniti rispettivamente nel numero e nell’estensione. Rispetto alla paura dell’infinito, molte sono state le voci dissonanti, ma la più significativa è quella di Democrito, che elabora il modello alternativo del movimento rettilineo degli atomi in un vuoto infinito. Tale ipotesi, sopraffatta dal modello aristotelico – tolemaico, è stata rivalutata dai grandi scienziati moderni. Solo sei secoli dopo Democrito, l’infinito assume una connotazione positiva, di carattere teologico.
IIS Telesi@ – I primi passi verso l’infinito from iistelese on Vimeo.