di Giovanni Forgione –
Il luogo di inizio escursione era fissato al Santuario della Madonna del Taburno nel comune di Bucciano sul versante sud ovest del massiccio montuoso Taburno-Camposauro. Al Santuario siamo arrivati con un po’ di ritardo sul previsto ma i cittadini Buccianesi che ci aspettavano sono stati pazienti e gentili. Ci hanno fatto visitare la struttura in ogni sua parte con preziose spiegazioni. Il Santuario fu fatto costruire dal duca di Airola, Carlo Carafa, nel 1498 in seguito all’apparizione della Santa Vergine alla pastorella Agnese Pepe, una ragazza sordomuta che riacquistò l’uso della parola ed ebbe come compito di far costruire una cappella proprio in quel luogo, in onore della Vergine Maria. Annesso al Santuario il monastero affidato ai padri domenicani. Le problematiche condizioni di vita e le continue scorrerie di briganti e ladri costrinsero i frati a trasferirsi a valle, in un edificio costruito ex novo nel vicino centro di Airola. Il Santuario fu abbandonato nel 1753 ed ha versato in pessime condizioni fino a qualche anno fa; oggi si trova in un ottimo stato grazie ai volontari che hanno finanziato autonomamente i lavori. Oltre alla chiesa abbiamo visitato il museo in un’ala del monastero che ora si presenta con stanzette con due letti ed armadio, corrispondenti alle “celle” dei monaci di una volta. La diocesi presta questi alloggi a comunità di preghiera che ne fanno richiesta. Al piano inferiore la “casa d’accoglienza” con una moderna cucina e stanze adiacenti con tavoli da pranzo. Al piano terra del monastero un presepe perenne. Dietro al santuario il giardino dove la pastorella ha avuto in visione la Madonna. E proprio dal giardino naturale del monastero parte il nostro percorso di oggi diretto alla grotta di San Simeone e che mantiene un’altitudine media di 500 metri slm. La giornata incerta con una mattinata scura e molto piovosa ha tenuto il gruppo del Trekking Culturale in apprensione sullo svolgimento dell’escursione pomeridiana. Il maestro Luigi Tagliaferri nostra guida e tracciatore del percorso ha sottolineato che non c’era da temere per il clima del pomeriggio. La nostra spedizione aveva come meta la grotta di San Simeone a Bucciano: proprio come i nostri avi si recavano dal santo ad invocare tempo mite e sereno, così noi abbiamo chiesto a San Simeone di aprire il cielo; e così è stato: pomeriggio poco nuvoloso e con ampie schiarite. Al team classico del Trekking Culturale Telesi@ a questa escursione si è unito un gruppo di studenti della prima classe dell’indirizzo professionale. Spettacolare il panorama al centro del percorso tra santuario e grotta: si domina la valle caudina e sono ben visibili i comuni ai piedi del Partenio. Il percorso fettucciato due settimane fa dallo stesso Tagliaferri ci ha condotto proprio sopra alla grotta di San Simeone; dopo una discesa ripida ma sicura ci è “apparsa” la grotta. Lo storico Salvatore D’Onofrio ha illustrato con semplicità agli studenti la valenza delle grotte nell’antichità: luoghi di raccoglimento di preghiera, di meditazione. Le tante grotte del Taburno nel tempo hanno fornito ricovero ai pastori e a gente che sfuggiva sia alle prime persecuzioni cristiane degli inizi del primo secolo che ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Anche i sentieri di montagna che per noi oggi rappresentano un breve momento di “elevazione” di mente corpo e spirito, per gli antichi contribuivano in modo significativo allo svolgimento della vita quotidiana fatta di pastorizia di terreni fertili e di produzione di legna e carbone. Salvatore D’Onofrio ha inoltre fatto una “lettura” degli affreschi presenti nella grotta analizzando i vari elementi delle opere artistiche. L’affresco principale della grotta è del 1601, e raffigura San Simeone vestito da vescovo che con la mano sinistra indica la scritta “ecce iam serenat” (ecco è arrivato il sereno). Alla sinistra del santo è raffigurato un paese in lontananza (Airola) su cui domina un castello e persone in processione che si muovono verso la grotta. Nel dipinto si nota l’iscrizione “Fidelium Aelemosinis A.D. 1601” (con le elemosine dei fedeli nell’anno del Signore 1601). Poco a sinistra un altro riquadro, più piccolo, con San Michele Arcangelo che colpisce il drago sotto i suoi piedi. Verso la grotta di S. Simeone fino alla seconda metà dell’ottocento, venivano organizzate processioni di pellegrini per invocare, nei periodi di forte pioggia, il bel tempo. Recenti lavori di risistemazione dell’intera area boschiva consentono di giungere alla grotta abbastanza agevolmente tramite un ripido ma suggestivo sentiero. Per marzo sono in programma due escursioni in un week end dedicato al Cilento: la prima da Castellabate ad Agropoli e la seconda da Palinuro a Marina di Camerota.