di Filomena Riccio –
Il giorno 10 marzo è stato gradito ospite della Bibliotec@ dello IIS Telesi@ il prof.Ennio Cicchiello per presentare la sua ultima opera dal titolo: Un emigrante dal Sannio a Via Gluck.
Il lavoro s’ispira liberamente all’esperienza lavorativa di una persona reale: Conti Vittorio, il cui vissuto fa da sfondo a tutto il romanzo, che è frutto di fantasia, sia per quanto riguarda lo svolgimento degli avvenimenti narrati che per i nomi degli altri personaggi e i dialoghi .
Il romanzo narra le vicende di un emigrante che, in occasione della festa patronale di San Lorenzo, racconta la sua storia ai tanti emigranti tornati in paese per l’occasione, mostrando i suoi stati d’animo contrapposti, le sue sofferenze e il disagio sopportato per il distacco dal proprio ambiente, dagli amici, dai parenti, dalle proprie tradizioni e dalla propria cultura.
Vittorio, negli anni cinquanta del Novecento, non contento della sua posizione economico-sociale, rompe gli schemi delle tradizioni locali e senza l’aiuto di nessuno si trasferisce a Milano, dove, supportato dalla speranza e buona volontà, se la cava trovando dapprima lavori più umili che lo facevano sentire sminuito nella sua dignità di uomo, per poi “ritrovare” il suo orgoglio, dopo varie esperienze lavorative, in un ristorante aperto in via Gluck con le sue sole forze.
Varie vicissitudini e soprattutto una rapina a mano armata di cui è vittima con tutta la sua famiglia, lo convincono a tornare a San Lorenzo proprio quando gli affari stavano andando bene.
Nel paese natale apre un ristorante “Il cuoco di bordo” che è il luogo reale e fittizio al tempo stesso da cui partono i fatti raccontati. E’ qui, infatti, che si riuniscono tutti gli emigranti nei giorni di festa al paese.
Il romanzo è intessuto di riflessioni profonde sul senso della vita e sulle miserie umane, soprattutto quelle del mondo della politica, ma le parole finali di Vittorio ,che costituiscono un bilancio positivo della sua esperienza di uomo che ha lottato e ha vinto, infondono nel lettore un senso di pace e soddisfazione.
Il libro racconta uno spaccato della società. Infatti, partendo dalla sua significativa copertina, possiamo notare due uomini: uno in lontananza che rappresenta l’emigrante di un tempo con una valigia da lavoro in mano, in viaggio per trovare una situazione perlomeno decente; e un altro, in prima piano, che rappresenta invece l’emigrante di oggi che ha sotto il braccio una laurea e che parte per raggiungere la meritata dignità lavorativa.
La nostra, in effetti, è una società che ha da sempre visto spostarsi imponenti masse umane, le persone lasciano le loro case per cercare altrove un modo per migliorare la propria sorte. Sono spinte da guerre, dalla fame, dalla sete, da feroci dittature e dalla speranza e volontà di cercare un benessere che nella propria Patria non hanno speranza di raggiungere.
L’Italia è stata forse l’ultima delle nazioni occidentali a conoscere questo fenomeno. Del resto il nostro Paese è stato per decenni terra di emigranti: i nostri antenati hanno raggiunto ogni continente e rappresentano ancora la comunità più numerosa fuori dai confini della propria patria. E a oggi l’esodo degli italiani continua anche se c’è da dire, proprio come ci suggerisce la copertina del libro, che gli emigranti italiani di oggi saranno i leader del domani. Infatti ,se in passato a lasciare l’Italia erano poche persone e ragazzi perlopiù analfabeti, oggi ad emigrare sono in tanti , sono i laureati che partono per ottenere quelle prospettive di carriera che sono negate loro nel nostro Paese. Quella che era una goccia si è trasformata così in un fiume in piena ,a causa della mancanza di prospettive che il nostro Paese offre alle nuove generazioni.
Dalla chiacchierata con l’autore seno emersi significativi spunti di riflessione. Un filo rosso lega i vari capitoli del libro. Si nota, infatti, un’attenta e spesso feroce polemica contro i sindacati e contro la classe politica di ieri e di oggi che lo scrittore non esita a definire arrogante, parolaia, fumosa, incompetente. In particolare, Ennio Cicchiello ha avuto parole molto dure verso i deputati meridionali la cui inerzia, a suo dire, è la vera causa dell’atavica arretratezza del Meridione.
Non sono mancati.però, messaggi positivi. Ad esempio, l’autore ha posto l’accento sulla determinazione e la voglia di riscatto di Vittorio, la sobrietà dei costumi, lo spirito di sopportazione, il rispetto per se stesso, l’esperienza del dolore. Alla platea giovanile, particolarmente attenta, ha poi lasciato un messaggio: sperate sempre giacché senza speranza, non c’è futuro, e soprattutto non abbiate paura di affrontare il dolore, sicuro indizio di vitalità morale.