Il mondo si incontra a Milano
Nel 1906, per la prima volta il mondo si diede appuntamento a Milano, in occasione della prima esposizione internazionale con l’obiettivo di celebrare il traforo del Sempione (il collegamento ferroviario tra l’Italia e la Francia attraverso la Svizzera;) il tema dei trasposti e dell’innovazione tecnologica erano quelli centrali.
Oggi, dopo 109 anni, il mondo si incontra di nuova Milano per confrontarsi sul tema che tutti conosciamo, tocchiamo, gustiamo ogni giorno: il cibo, inteso come nutrimento, ma anche diritto universale, oggetto del lavoro dell’uomo, dello studio e dell’arte gastronomica. Tanti gli spunti per dialogare e riflettere: dal problema vastissimo della fame nel mondo fino al suo opposto, nelle opulenti società occidentali, dell’anoressia, obesità o sindrome metaboliche come il diabete. Expo è anche un luogo per scoprire attraverso la produzione dei 148 paesi partecipanti il valore delle biodiversità e del rispetto dell’ambiente in quanto ecosistema.
Noi studenti della 3a T1 e della 3aT3 dell’indirizzo Scienze Applicate, accompagnati dalle docenti Maria Concetta D’Ambrosa e Margherita Di Meo, abbiamo vissuto un’esperienza unica e straordinaria ad Expo Milano. L’arrivo nella Lake Arena, nel cui centro sorge l’Albero della Vita (simbolo dell’evento e trasposizione del grande intreccio disegnato da Michelangelo sulla superficie di piazza Campidoglio a Roma) ci ha catapultati in un mondo avveniristico, di tecnologie ecocompatibili come quella di Palazzo Italia. Un padiglione dalla particolare struttura a forma di “foresta urbana pietrificata” e realizzata con gli scarti del marmo che mantiene inalterato il suo colore.
Lungo due vie di passaggio chiamate Cardo e Decumano si trovano i 53 padiglioni e 9 Cluster (mega-padiglioni) dei paesi partecipanti. Qui, attirati dai colori vivaci e dalle architetture singolari, abbiamo cominciato il nostro viaggio, fra i saperi ed i sapori del mondo, ed abbiamo avuto la possibilità di conoscere e assaggiare i migliori piatti, scoprire le eccellenze della tradizione agroalimentare e gastronomica di molti Stati.
Mentre gustavamo negli spazi take-away la carne dell’argentina o il kebab di anatra marocchina, il Bibimbap sudcoreano, la tempura o ramen giapponesi, i ravioli cinesi o assaporavamo del sake, abbiamo appreso, attraverso un percorso sensoriale ed educativo all’interno dei vari padiglioni, le peculiarità gastronomiche, le differenti tradizioni culturali esistenti e le proiezioni verso il futuro di molti paesi del mondo legate al Tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Accanto alla ostentazione della potenza e tecnologia dei paesi più ricchi ci ha colpito lo sforzo di nazioni, come il Marocco che, pur non possedendo grandi risorse, sono riuscite a risolvere il problema della carenza idrica, grazie ad un sistema di bonifica e di irrigazione tradizionale ed innovativo e ad impegnarsi nel corso degli anni per assicurare alla popolazione l’accesso all’acqua.
Gli spazi espositivi sono una finestra sul mondo, all’interno dei quali ogni paese si racconta attraverso un grande uso delle tecnologie più moderne e sofisticate. Per la prima volta è presente ad un’esposizione mondiale l’Ecuador con un proprio padiglione dai colori vivaci. Una meravigliosa scoperta per noi perché il paese è una vera e propria culla della biodiversità con le sue quattro aree, dalla vasta foresta tropicale alla Costa, alle Ande e alle Galapagos. Un paese che crede e investe sempre più nel fattore umano e soprattutto nei giovani, attirando negli ultimi anni un numero crescente di esperti nazionali e stranieri, soprattutto, nel settore della bio-conoscenza.
Expo è di una bellezza inaudita; ci ha fatto capire che cosa l’Italia è capace di organizzare grazie alla passione e alla creatività di tante menti, e lo sforzo che il nostro paese sta realizzando con la carta di Milano, creando una piattaforma di confronto unica. Già perché in questo caos di colori, suoni, suggestioni c’è anche lo spazio per la riflessione sul diritto al cibo, sulla lotta allo speco ed alla fame e sulla sostenibilità ambientale.
Speriamo, tuttavia, che Expo non sia un’occasione perduta e si riduca, come ha sostenuto C. Petrini, fondatore di Slow Food, “solo in una fantasmagorica impresa estetica”, una sorta di fiera delle vanità, priva di contenuti, ma sia realmente un’occasione, soprattutto per noi giovani, di educazione al rispetto del cibo e al valore di un’alimentazione sana, equilibrata e sostenibile per la salute dell’uomo di tutto il pianeta.
Gli studenti della 3aT3