di Angelo Mancini, IIS Telesi@ –
Dove era Dio nei giorni di Auschwitz? Perché ha permesso tanto orrore? Dove era il suo furore contro gli assassini, dove la sua pietà per le vittime? Da oltre settanta anni sono queste le domande che nascono quando la mente va allo sterminio di ebrei, zingari, polacchi, russi, oppositori politici, omosessuali, perpetrato dalle SS tedesche durante la seconda guerra mondiale. Domande senza risposta, come se l’uomo vivesse ormai sotto un cielo indifferente. Domande sbagliate perché l’interrogativo da porsi è: dove era l’uomo, dove era Caino mentre suo fratello Abele moriva schiantato dal lavoro o nelle camere a gas? Dove era quella maestosa e meravigliosa cattedrale eretta in migliaia di anni chiamata uomo? E’ questo che ci lascia sgomenti: il riconoscere che l’uomo con la sua conoscenza, la sua civiltà, la sua scienza, il suo progresso tecnico è stato capace di commettere azioni di inaudito orrore, impensabili per i suoi lontani progenitori, come se al fondo del suo sapere e delle sue acquisizione si annidasse un buco nero distruttore di ogni sua umanità. Tanto orrore è stato perpetrato da uomini e donne che nel loro tempo libero ridevano, scherzavano, si innamoravano, crescevano amorevolmente i figli e poi trucidavano senza pietà. E’ questo lo sgomento che proviamo di fronte a tanto dolore; è questo fondo oscuro che ci atterrisce: che quanto accaduto non è da imputare alla nostra bestialità, ma al nostro essere “civilizzati”, alla nostra hybris di identificare il destino del mondo con il nostro destino. E allora , in questo giorno, ricordarci che siamo solo dei mortali e fortemente limitati, risulta, forse, l’unico antidoto alla peste genocidaria che ha colpito l’umanità in quest’ultimo secolo.
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