di Ginevra G.Basile 2²C₂ –
Ciao, sono Ginevra, una ragazza qualsiasi che gira per i corridoi del Telesi@: frequento il liceo classico e ho da poco finito il secondo anno.
Quest’anno ho pensato che fosse anche arrivato il momento di combattere il mio “briciolo” di timidezza e paura di mettermi in gioco che il più delle volte mi spinge a nascondermi e a vivere nell’ombra di qualcun altro: ho deciso di iniziare il corso di teatro in un PON offerto dal liceo, il laboratorio L’altro Teatro.
Amo il teatro e amo recitare; è come se avesse, da sempre, fatto parte della mia vita. Fin da bambina mi presentavo alle maestre cercando di accaparrarmi il ruolo principale nelle recite e spesso mi riempivano di complimenti per la mia bravura e forse mi sono montata un po’ la testa!
La recitazione è un’arte. L’arte di riuscire ad immedesimarsi in un personaggio e riuscire a trasmettere forti emozioni non solo per sé, ma anche per gli altri che in quel momento hanno gli occhi solo per te. Il teatro è uno stile di vita, è inganno, ma anche realtà, un luogo magico dove tutto è possibile e lecito. È un rappresentare la realtà, suscitando emozione con la massima semplicità. Secondo me, la recitazione è l’arte più bella che esista! Mi permette di essere chi, in realtà, non sono, e mi aiuta a scoprire parti di me che neanche io conoscevo. Recitare vuol dire saper catturare l’anima di un personaggio per farla tua, “cucirla” su di te e farla vivere per il pubblico. Recitare non è aver paura di mostrare un’altra faccia di sé, ma è come rompere una barriera: palco buio, mormorio in sala, si accendono le luci e tu sei lì, mentre tutti aspettano che tu dica qualcosa: fai un respiro e cominci.
Non importa che tu sia vestito bene o abbia un’acconciatura che non ti dona, perché quel personaggio ti può aiutare a crescere. Di certo, un vero attore non rinuncia mai al suo sogno di recitare e se questo è ciò che veramente vuole, supera le critiche a testa alta e va per la sua strada, ma non abbandonando mai ciò che ama.
A scuola avevamo iniziato a mettere in scena la tragedia di Euripide Le Baccanti: pur avendo poco tempo, avevamo già assegnato la maggior parte dei ruoli, ma la nostra quotidianità è stata turbata in quel mite pomeriggio di marzo in cui tutta la scuola era sulle spine e aspettava la comunicazione della chiusura per il Covid 19.
Fortunatamente e sfortunatamente la scuola ha chiuso e per circa un mese è sembrato che la vita degli italiani fosse stata messa in pausa; siamo stati chiusi in casa e tra di noi aleggiava la paura di un contagio sempre in crescita.
Ma ad aprile la vita ha ricominciato a scorrere, molto lentamente, ma è ripresa: a noi studenti del Telesi@ è stato comunicato che i laboratori pomeridiani avrebbero ripreso il loro corso naturale, ma sarebbero avvenuti in videochiamata.
Io ero felice, dopo un mese di silenzio totale potevo ridar vita la mio spirito creativo, e quale miglior mezzo se non quello della recitazione?
Ogni venerdì ci siamo collegati su Meet e i nostri bravi professori Colangelo, Lanni e Mancini (in rigoroso ordine alfabetico!), per fare in modo che noi potessimo comunque recitare davanti ad “un pubblico” hanno deciso di farci interpretare un monologo: tratto da un film, un pezzo teatrale, estrapolato da uno spettacolo comico … e così ci hanno comunque permesso di esprimerci, anche da lontano.
La tecnologia da un certo punto di vista può essere nostra nemica, quando siamo in compagnia ci allontana dalle persone vicine a noi, ma durante quest’emergenza, questa situazione folle e che mai nessuno aveva pensato di dover affrontare ci ha avvicinato, ci ha permesso di avere accesso alla cultura come se fosse un normale giorno di scuola e ci ha fatto capire quanto siano importanti le piccole cose come un abbraccio, un bacio o una carezza; ci ha fatto capire quanto sia difficile stare lontani dalle persone che amiamo e ci ha fatto sentire in compagnia quando ci sembrava di essere soli al mondo.
La battaglia contro il Covid non è ancora stata vinta, ma sembra che i nostri sforzi abbiano portato ad un risvolto positivo: non avrei mai pensato che un giorno, per recitare un monologo, invece di farlo davanti ad una platea, lo avrei fatto davanti allo schermo del mio telefono cellulare, mentre era in corso una registrazione … quasi come se stessi girando un film!
Posso dire con certezza che registrarsi mentre si recita è molto più difficile che esibirsi davanti ai propri amici o professori, perché loro possono darti un consiglio se sbagli e possono correggerti in ogni momento, con il video è più difficile … ma noi ci siamo riusciti.
Con il sorriso sulle labbra concludo queste riflessioni, felice di aver potuto RECITARE nonostante le difficoltà: è proprio vero, NOI CE LA FAREMO!