«Sed nulla gloria artificum est nisi qui tabulas pinxere; eo venerabilior antiquitatis prudentia apparet. Non enim parietes excolebant dominis tantum, nec domos uno in loco mansuras, quae ex incendiis rapi non possent. Casa Protogenes contentus erat in hortulo suo, nulla in Apellis tectoriis pictura erat. Nondum libebat parietes totos tingere, omnium eorum ars urbibus excubabat pictorque res communis terrarum erat».
Sabato 17 Aprile 2021 le classi 3ªC1 e 4ªC1 hanno seguito la quarta lezione del corso AρχCADEMY tenuta dall’esperto Dr. Domenico Esposito, accompagnato dal professore Italo Iasiello, sulla “organizzazione del lavoro delle officine pittoriche nel mondo romano”.
L’esperto ha analizzato un contesto privilegiato, come è il sito di Pompei, con lo scopo di ricostruire il sistema economico legato alla produzione della pittura parietale, indagando le dinamiche sociali e culturali sottese a questo fenomeno.
Ci ha descritto l’attività delle officine pittoriche in rapporto al problema di un più coerente inquadramento dell’evoluzione del cosiddetti ‘stili’ pompeiani. Per quanto raffinate e gradevoli possano apparire le pitture delle case romane di Pompei esse sono il prodotto di anonimi artigiani, che si attenevano al proprio repertorio di modelli adattandoli di volta in volta al gusto e soprattutto alle esigenze di natura economica dei committenti. In realtà bisogna sempre aver presente che quella che si sta investigando è una produzione artigianale. Le implicazioni sul piano delta ricostruzione storica e socio-economica sono molto interessanti. Emerge abbastanza chiaramente una realtà economica e produttiva ben organizzata e fortemente concorrenziale, con officine di pittori impegnate contemporaneamente anche su più cantieri, con squadre di pittori di diversa competenza e abilità, tutti egualmente capaci di rispondere efficacemente alle esigenze di una committenza economicamente, socialmente e culturalmente molto variegata.