di Alessia Zahira Santoro – 3ªS2 – Grafica di Myriam Falluto – 4ªS2 –
L’impegno di un Caffè filosofico si mantiene fino in fondo, soprattutto quando la richiesta arriva dai giovani studenti e dalle giovani studentesse della 3ªS2 del Liceo Scientifico Telesi@, desiderosi di mettere in gioco le prime competenze filosofiche sviluppate. Mettere in gioco e mettersi in gioco, perché le questioni da affrontate presuppongono un forte coinvolgimento personale, oltre che competenze di analisi critica del proprio io e della realtà contemporanea. L’incontro, pertanto, con il Parroco di Telese Terme, Don Giammaria Cipollone, Direttore della Pastorale Giovanile diocesana, in modalità circle time, ha favorito il dialogo, da un punto di vista “diverso”, su questioni trattate durante lo studio della filosofia. Molti i temi affrontati, a partire da quelle domande che troppo spesso restano sommerse e sembrano sfuggire nel vivere quotidiano. Qual è la differenza tra vocazione e sogno? Che cos’è la felicità? Come si concretizza l’ideale di felicità nella vita di tutti i giorni? Un dialogo avvincente, inserito nel percorso sinodale che la Chiesa rivolge ai diversi ambienti di vita, in questo caso ai giovani e al mondo della cultura. Due delle questioni poste sono state pubblicate nel secondo numero del giornalino “Bug Generation”, nella sezione #CHIEDILOalDON. Alla prima domanda, “Come si fa a riconoscere una vocazione? C’è differenza tra vocazione e sogno?” Don Giammaria ha risposto spiegando che il sogno è una visione, una delle possibilità della vita, mentre la vocazione è qualcosa di più profondo, di più importante: non è una possibilità, ma la realizzazione piena della felicità, la realizzazione della nostra vita. È la ricerca della vera felicità, a differenza della felicità “temporanea” che proviamo quando realizziamo un sogno. Imparare a riconoscere la nostra vocazione vuol dire riconoscere la nostra preziosità, la giusta misura di noi stessi e il nostro valore.
Alla seconda domanda, “Studiare, realizzare un progetto implicano costanza, coerenza, ma non sempre abbiamo energia sufficiente. Ti è mai capitato? Come si affronta una situazione del genere?”, la risposta, direttamente su “Bug generation” , ci ha posto di fronte alla consapevolezza che tutti abbiamo dei momenti in cui ci sentiamo al massimo e momenti in cui facciamo davvero fatica. Capita a tutte le età e non si tratta solo di stanchezza fisica ma soprattutto di stanchezza “mentale”, motivazionale. Ma allora, come facciamo? Il segreto potrebbe essere ri-motivarci, riaccendendo la passione, non dimenticando mai di chiederci per chi o per che cosa stiamo facendo ciò che stiamo facendo. Se la motivazione è forte, riusciremo nell’impresa e le energie verranno da sé. Dovremmo ricordarci sempre di vivere con passione. L’alternativa è semplicemente sopravvivere o, peggio, “tirare a campare”. L’esperienza riportata, che richiama il bisogno di ritrovare le energie necessarie per riconoscere la nostra “preziosità”, ci ricorda che queste affiorano in modo particolare quando ci confrontiamo, senza timore, con i genitori, i docenti, gli adulti di riferimento o gli amici. Nel confronto, aperto e libero, possiamo guardarci allo specchio e ritrovarci.