di Alessio Pengue 5ªSA2, a.s. 2021/22 (lavoro presentato agli esami di maturità) –
Questa domanda ammette migliaia di risposte e soluzioni. Nonostante ciò, il problema dell’indifferenza ambientale continua a persistere. Innalzamento della temperatura, effetto serra, incendi, inondazioni…
Non possiamo restare spettatori innanzi a questa “natura matrigna”, come non possiamo limitarci al “solo” sensibilizzare. Bisogna agire e dare il proprio contributo. Basti pensare che in Italia, il 50% degli sprechi avviene nelle proprie abitazioni per mezzo dello sciupio di acqua, cibo e corrente elettrica. Focalizzandomi proprio su questo aspetto, ho progettato una casa completamente domotizzata che utilizza tecnologie rinnovabili e avanguardistiche.
L’idea è nata seguendo l’operato di due giovani architetti altoatesini noti come i “Modus Architects” che basano ogni loro costruzione sulla cosiddetta architettura parassita, la stessa utilizzata nella casa da me progettata.
Per architettura parassita si intende una sorta di “riciclo” di una vecchia abitazione, posta in abbandono. Grazie a ciò, non si va ad impegnare altro spazio verde, poiché si riutilizza lo spazio di costruzione occupato dal vecchio edificio.
In aggiunta a ciò, vi sono le nuove tecnologie frutto del progresso continuo della scienza, che applicate nella vita quotidiana possono fare la svolta, andando a ridurre l’impatto ambientale e gli sprechi. Come ad esempio un sistema di filtraggio che converte l’urina in acqua. Quest’ultimo è stato utilizzato per la prima volta sulla ISS ed è il modo più efficace per contrastare lo spreco dell’acqua attraverso la coordinazione di più valvole.
Non dimentichiamo lo spreco della corrente elettrica, che può essere facilmente evitata per mezzo di un accumulatore di corrente e di un cappotto termico. Il primo si può vedere come una sorta di cisterna contenente energia, che è collegata direttamente ai pannelli solari, da cui attingere per soddisfare i fabbisogni familiari. Esso viene utilizzato quando i pannelli solari non recepiscono fotoni (es. in giornate piovose o ore notturne dove vi è assenza di luce solare). Il secondo, invece, si può considerare come il processo di “omeostasi” della nostra abitazione, in cui viene regolata la temperatura interna in base alla stagione in cui ci troviamo. In estate le pareti tratterranno meno calore e quindi la casa risulterà essere più fresca, mentre in inverno abbiamo il processo opposto. Grazie a questi due sistemi si evita l’eccessivo consumo di stufe, condizionatori, ventilatori e via dicendo.
Tutto ciò è stato possibile grazie al software AutoCad, attraverso cui, ho costruito il modello triangolare basato sull’unione di più punti di fuga, per poi formare il modello (.stl) conclusivo in formato tridimensionale visibile in figura.
Il plastico, che si trova nella sede del Liceo Scientifico Opz. Scienze Applicate, in cui ho appena concluso il mio percorso di studi, è un piccolo contributo a quello che è un problema che tutti dobbiamo risolvere. Perché come disse il Premio Nobel per la Fisica 2021, Giorgio Parisi: “La crisi climatica è un enorme problema che va risolto anche con investimenti scientifici. Sono necessari sostegni per sviluppare nuove tecnologie come per esempio quelle adibite alla conservazione dell’energia e alla sua trasformazione in carburanti. Raggiungere la fine della crisi è come guidare di notte: le scienze sono i fari, ma poi la responsabilità di non andare fuori strada è del guidatore. Il vostro compito storico è di aiutare l’umanità a passare per una strada piena di pericoli.”