a cura della Classe 5ª ES1 –
Oggi si celebra la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, una festività istituita in omaggio alla vittoria dell’Italia nel primo grande conflitto mondiale. In questa occasione, che cade in prossimità della commemorazione dei defunti, si ricordano i caduti di questa terribile guerra e del successivo, ancora più orribile conflitto mondiale, che hanno segnato profondamente la storia dei popoli del secolo scorso. Ricordare quella vittoria e tutti coloro che hanno sacrificato il bene supremo della vita per l’amore verso la Patria e per l’affermazione della libertà e della pace fra i popoli della terra è sicuramente doveroso ma, proprio in memoria dei milioni dei militari che hanno perso la vita nei due conflitti mondiali, va detto a gran voce, per citare Papa Francesco, che “la guerra è la negazione assoluta dei diritti dell’uomo” ed è qualcosa che offende la dignità umana e allo stesso tempo offende l’umanità stessa. Fino a pochi mesi fa pensavamo che la guerra fosse un ricordo del passato e che gli orrori e le tragedie delle due guerre mondiali avessero segnato un punto di non ritorno dal quale trarre un solo e fondamentale insegnamento “MAI PIU’ GUERRE”. Purtroppo però il tema è tornato prepotentemente di attualità. Ci siamo sbagliati!
La storia si ripete e ci insegna che la follia dell’uomo va oltre ogni possibile immaginazione e adesso lo spettro della guerra è di nuovo qui, nel cuore dell’Europa, in Ucraina. La guerra è di nuovo entrata prepotentemente nelle nostre case e ha di nuovo scosso l’esistenza, non solo del popolo ucraino a cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza ma di tutti i popoli che hanno posto a fondamento della propria Costituzione e dei propri valori la pacifica convivenza tra i consociati.
Si sta combattendo una guerra feroce con tantissimi morti e porta con sé atti di barbarie a cose e persone che vanno ogni oltre ogni umana immaginazione. Dobbiamo purtroppo ammettere che né la normativa internazionale in tema di tutela dei diritti umani e né le Organizzazioni internazionali sorti per promuovere la pace nel mondo hanno saputo scongiurare ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi. Il 10 dicembre del 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, memore degli orrori perpetrati durante la seconda guerra mondiale, approvava la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, riponendo la loro fede in valori universali come la dignità, il valore della persona umana e l’uguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna. L’art. 28 della Dichiarazione recita: “Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati”.
Un diritto a vivere in pace fra i popoli della terra!
Ogni uomo ha quindi diritto di vivere in pace con gli altri uomini, ciò però è possibile solo fino a quando un altro Stato, guidato da cinici autocrati, contravvenendo al principio del rispetto del valore della vita e della persona, non decide di agire per realizzare disegni criminosi o comunque scopi egoistici mettendo in serio pericolo le sorti di un Paese o nei casi più gravi le sorti dell’intera umanità. Anche i nostri Padri costituenti stabilirono una netta rottura con il passato, dove il nazionalismo e i sogni imperialistici avevano condotto al vicolo cieco della guerra totale. Questa rottura la espressero in maniera forte con l’art. 11 della Costituzione che recita:” L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Durante il dibattito che precedette la formulazione di tale articolo, l’On.le Damiani così si espresse “ La guerra, questa follia, questo crimine che sempre ha perseguitato nei secoli l’umanità, perché l’umanità è stata sempre lontana, ed è ancora lontana, da quella forma di civiltà che sia veramente degna dello spirito umano, noi vogliamo eliminarla per sempre, e quindi rinunziamo a questi mezzi di conquista perché riconosciamo che tutti i contrasti, che qualsiasi contrasto, per quanto grave, per quanto aspro, può sempre essere risolto col ragionamento, poiché il ragionamento- dobbiamo riconoscerlo- rappresenta l’arma più poderosa dell’uomo”.
I Costituenti meditarono attentamente le parole da utilizzare nella stesura dell’art. 11 al fine di eliminare ogni dubbio sulla loro radicale scelta di disprezzare lo strumento della guerra. La versione iniziale della norma parlava di “rinuncia alla guerra” ma venne sottolineato come il termine “rinuncia” avrebbe lasciato sottintendere l’idea di un diritto o di una facoltà, della quale lo Stato possa poi decidere di fare a meno. Pertanto decisero di utilizzare il termine “ripudia”, che vale proprio ad affermare la volontà di togliere verità e valore giuridico allo strumento della guerra, considerandolo sempre e comunque giuridicamente illecito.
Ciò che sta accadendo ai nostri giorni, dovrebbe insegnarci, ancora una volta, che la PACE non è un diritto acquisito, intangibile ma un valore inestimabile che va perseguito e alimentato sempre, giorno per giorno, a partire da noi stessi. Dobbiamo essere capaci di trovare la pace innanzi tutto in noi stessi per essere poi portatori di pace in tutte le relazioni che viviamo nella vita quotidiana. Solo quando tocchiamo con mano gli orrori della guerra ci rendiamo conto dell’importanza della PACE, ma noi dobbiamo essere capaci di portare il sentimento di Pace non solo quando la guerra ci tocca da vicino ma in ogni tempo e in ogni luogo per abbattere il muro dell’indifferenza ed essere costruttori di ponti che creano legami vicendevoli di fratellanza e di solidarietà.