a cura della Classe 3º C3 – Liceo Classico –
Secondo le credenze popolari, la strega era una donna, spesso anziana, che si serviva di particolari poteri per aiutare il prossimo o più frequentemente per nuocere qualcuno.
Dal momento che avevano acquisito una particolare esperienza nella raccolta e nell’uso di erbe medicinali, preparavano pozioni e unguenti utili a curare malattie di uomini, animali e la sterilità dei campi; infatti, conoscevano il giorno, l’ora e le fasi lunari, durante le quali raccogliere le radici e le erbe più rare.
Generalmente la somministrazione dei medicamenti era accompagnata da parole misteriose ed incomprensibili, candele accese, invocazioni alle potenze celesti e segni di croce tracciati nell’aria.
Avete mai visto “Harry Potter e la camera dei segreti”? In una scena centrale del film c’è un riferimento alla mandragola, presentata dalla professoressa Sprite durante una delle sue interessanti lezioni di “erbologia”. Proprio questa pianta, grazie alle sue proprietà curative, si rivelerà essere la chiave risolutiva per lo scioglimento dell’intreccio.
Ma l’uso delle erbe officinali non è legato solo alla magia ma anche alla scienza e alla medicina.
Nel presente laboratorio, che abbiamo sviluppato con enorme interesse, abbiamo infatti accennato alla Scuola Medica Salernitana, scoprendo tantissime curiosità intorno all’uso delle erbe, anche quelle più comuni come il basilico o il rosmarino.
Un’antica leggenda vuole che la Scuola Medica Salernitana sia stata fondata da quattro maestri: il latino Salerno, il greco Ponto, l’ebreo Elino e l’arabo Adela. Molto più prosaicamente la nascita di questo istituto la si deve molto probabilmente ad un lento processo che ha inizio nei tanti monasteri di Salerno concentrati in un’area sicura sul monte Bonadies a metà strada tra la città, estesa a ridosso della spiaggia, ed il castello. Una delle attività dei monaci è proprio la cura dei malati con relativa produzione di farmaci tratti dai vegetali e deve essere proprio in questo mondo che la medicina da opera pia si deve essere trasformata in una disciplina.
Pur non avendo alcuna rilevanza storica questa leggenda ci offre uno spaccato sullo spirito di questa importante scuola che attingeva a tutte le tradizioni, compresa quella degli arabi con cui l’occidente aveva un rapporto molto conflittuale, e le rielaborava in maniera innovativa.
La scuola medica di Salerno rappresentò una incredibile esperienza per apertura al punto di avere non solo allieve donne ma addirittura insegnanti donne che quindi non erano più relegate al ruolo di semplici levatrici ma potevano accedere agli alti gradi della gerarchia universitaria oltre che a poter esercitare l’arte medica.
Il primo a ricordarle è uno storico salernitano, Antonio Mazza, priore della Scuola di medicina nel XVII secolo, che nel saggio “Historiarum epitome de rebus salernitanis” scrive “Abbiamo molte donne erudite, che in molti campi superarono o eguagliarono per ingegno e dottrina non pochi uomini e, come gli uomini, furono ragguardevoli nell’ambito della medicina”.
Tra le mulieres salernitanae più famose possiamo citare:
Abella Salernitana che scrisse due trattati, de atrabile (Sulla bile nera) e de natura seminis humani (Sulla natura del seme umano);
Mercuriade a cui vengono attribuiti studi sulla peste, sulle crisi e sui metodi per curare le ferite;
Costanza Calenda, figlia del famoso medico Salvatore Calenda operò nel XV secolo;
Rebecca Guarna, scrisse opere sull’embrione, sulle urine e sulle febbri;
Francesca Romana, valente chirurga del XII secolo;
Trotula de Ruggero fu la più famosa di tutte e la sua fama fu tale in tutta Europa da divenire quasi una figura leggendaria. Vissuta nel XI secolo si occupò delle malattie delle donne, di chirurgia e anche di cosmesi, (nel medioevo la distinzione non era netta come ai nostri giorni), i suoi trattati sono stati per lungo tempo la base della medicina per le donne. scrisse il De passionibus mulierum ante in et post partum, (Sulle malattie delle donne prima e dopo il parto), e De ornatu mulierum, (Sui cosmetici delle donne). Di lei si racconta che fosse una delle donne più belle del suo periodo storico e che sposò il famoso medico Giovanni Plateario detto il vecchio per distinguerlo dal figlio. Dalla loro unione nacquero i Magistri Platearii, ovvero Giovanni il giovane e Matteo che proseguirono l’attività dei genitori. In un’epoca storica in cui i precetti morali e filosofici invadevano con facilità le opere scientifiche, i trattati di Trotula de Ruggero si distinguono per l’assoluto rigore scientifico e l’acutezza delle osservazioni.
La Scuola di Salerno raggiunge il suo massimo splendore tra il X ed il XIII secolo permettendo alla città di Salerno di fregiarsi del titolo di “Hippocratica Civitas” (Città Ippocratica), titolo che ancora oggi compare nel suo stemma. Nel 1231 l’imperatore Federico II stabilì che solo i medici in possesso di diploma rilasciato dalla Scuola Medica Salernitana potessero esercitare l’arte medica.
la didattica della scuola medica di Salerno si basava sui classici elaborati dagli antichi medici Ippocrate e Galeno anche se il vero cuore degli insegnamenti si basava sulla sperimentazione e sull’esperienza che ogni medico maturava nella cura dei malati e che trasmetteva agli allievi. La traduzione dei testi arabi arricchisce ulteriormente il bagaglio di conoscenze.
Le Herbariae nel Medioevo (formato pdf)
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