a cura degli studenti della 1ªS2- Liceo scientifico –
Chi ascolta un superstite dell’Olocausto
diventa a sua volta un testimone.
Elie Wiesel
Fare memoria significa anche costruire la memoria. Ed è proprio quello che hanno fatto gli studenti dell’I.C. di Telese Terme, grazie alla sapiente regia dei loro insegnanti. Già vincitori, con un corto intitolato “Sorrisi nel vento”, di un concorso nazionale promosso dalla Fondazione Valenzi nell’a.s. 2019/20, anche quest’anno i giovani studenti hanno dato prova di grande bravura. La mostra che abbiamo visitato questa mattina è stato il risultato di un lavoro certosino di ricerca, selezione e analisi di fonti scritte e iconografiche. Ad accoglierci il sindaco e alcuni membri del consiglio comunale junior, che da perfetti padroni di casa, ci hanno illustrato la genesi del progetto soffermandosi su aspetti particolarmente significativi. Siamo rimasti molto colpiti dalla cura dei pannelli, ricchi di documenti, foto e soprattutto di parole e riflessioni forti che hanno accompagnato la ricostruzione di una delle pagine più buie e vergognose della storia dell’umanità.
È stato un crescendo di emozioni per noi, a partire da quando uno studente ci ha mostrato un documento autentico appartenuto a suo nonno, che era stato fatto prigioniero a Pola e poi deportato in un campo di lavoro in Polonia dove è rimasto fino al 1° gennaio del 1946 quando il campo fu liberato dagli americani. Ci ha raccontato con molta commozione le deprivazioni fisiche e psicologiche che hanno segnato in maniera indelebile suo nonno e tanti altri accomunati dallo stesso destino. Un reportage fotografico di un altro studente che è stato in visita ad Auschwitz ha riportato alla nostra mente le parole di Primo Levi:” Meditate che questo è stato”. Altro momento toccante il suono di un violino che ci ha ricordato, attraverso l’esecuzione dell’Hatikvah, l’inno nazionale israeliano, la speranza del popolo ebraico di ritornare un giorno nella terra dei padri. Di notevole pregio alcuni plastici dei campi di concentramento e dei forni crematori, nonché una riproduzione delle pietre d’inciampo presenti a Napoli in Piazza Bovio al civico 33, riprodotte su fogli di rame con le incisione delle generalità di membri della comunità ebraica di Napoli, arrestati e deportati nel 1944 ad Auschwitz, dove hanno trovato la morte. Vere e proprie pietre d’inciampo emotivo, le stolpersteine rappresentano in tutta Europa un Museo di Memoria diffusa e ci impongono un momento di riflessione e di ricordo rallentando la frenetica corsa dei nostri giorni. Oltre al ben noto ghetto di Napoli, abbiamo appreso della presenza di un altro a Piedimonte Matese nonché dell’unico Museo campano della Memoria e della Pace a Campagna in provincia di Salerno, intitolato a G. Palatucci, Giusto tra le Nazioni.
Non poteva mancare un omaggio alla senatrice Segre, che -ricordiamolo- nel 2020 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Telese Terme. “Siate sempre come la farfalla gialla che vola sopra i fili spinati,” con altri messaggi di speranza come quello di Andra e Tatiana Bucci ci dicono che la luce è più forte di qualsiasi buio e che insieme possiamo e dobbiamo tenere accesa la luce del ricordo.
Grazie ragazzi per gli stimoli forti che ci avete offerto, difficilmente dimenticheremo la ricostruzione delle “foglie cadute”, Shalechet, dell’israeliano Menashe Kadishmar, più di 10.000 lastre di ferro, che rappresentano volti a bocca aperta, a ricordare grida silenziose di vittime innocenti; difficilmente dimenticheremo la riproduzione del Memoriale berlinese dell’Olocausto o quei fili rossi con cui avete voluto evidenziare “le parole del campo” o ancora quel mucchio di oggetti personali sottratti agli ebrei all’entrata del campo.
Di certo non dimenticheremo l’assordante silenzio di questa mattinata di studio e di condivisione.
P.S. Grazie alla prof.ssa Frascadore per la gentile accoglienza.
Asia, Lucrezia, Mario, Vincenzo, Marialuisa, Chiara, Gianpaolo, Alessio, Asia, Manuela, Nicolò, Alessandro, Nicole, Giada, Leonardo, Matteo, Emanuele e Marika.