Venerdì 12 maggio, le classi 1ªC1, e 1ªC2 del classico quadriennale e quinquennale, alle ore 08:15,sfidando la pioggia, sono pronte per la loro prima uscita sul campo: Iter Phlegreum (Terme di Baia, Baia sommersa, Cuma e Anfiteatro di Pozzuoli). La 1ªC2, a termine del percorso di studi oggetto del laboratorio di progettazione didattica sull’Iter Phlegreum, affrontato con il professore Chietti e con il consiglio di classe fungerà da guida per la classe 1ªC1.
Alle 10:00 le classi arrivano a Bacoli alle Terme di Baia, famose per le acque termali e luogo di villeggiatura molto amato dagli antichi Romani, dove si può ancora sentire la musica che animava le sfarzose feste dei ricchi aristocratici. Il luogo conserva ancora i resti dei templi di Mercurio e Diana noti per le maestose cupole e i resti degli affreschi sulle mura delle saune di cui ancora è possibile ammirare i colori sgargianti. Il tempo avverso non ha permesso una delle esperienze più coinvolgenti: la visita della città sommersa di Baia con il sottomarino.
Delusi dalla mancata visita ma entusiasti i giovani visitatori hanno affrontato la seconda tappa: Cuma. La città si trova nel Parco Archeologico dei Campi Flegrei, dove numerose lapidi e iscrizioni in lingua latina ricordano ai visitatori i versi del poeta Virgilio “Ventum erat ad limen, cum virgo. «Poscere fata tempus» ait; «deus, ecce, deus!»” Il testo fa riferimento alla celebre Sibilla Cumana, sacerdotessa di molti oracoli che segnarono il destino di Roma, comunemente si ritiene trovarsi a Cuma ma che probabilmente è situato al Lago d’Averno. Sull’ acropoli dell’antica città di Cuma si trova la terza tappa del nostro viaggio: i templi di Giove e Apollo. Quest’ultimo ad oggi è per buona parte ridotto a un rudere a causa delle numerose depredazioni che ha subito a partire dall’età barbarica. Virgilio racconta che Enea raggiunse questo tempio dove consacrò ad Apollo le sue ali che gli avevano permesso di fuggire dal labirinto.
Il tempio di Giove conservato in modo migliore è stato poi trasformato in una basilica cristiana, con la conseguente costruzione di un fonte battesimale e di alcune tombe nel pavimento. Il tempio fu eretto sul punto più alto dell’acropoli e dedicato a Demetra ed erroneamente attribuito a Giove. La quarta tappa del viaggio è il “Macellum” detto anche erroneamente Tempio di Serapide per il ritrovamento della statua della divinità egizia nel 1750. Prima del suo ritrovamento effettivo, dal terreno spuntano tre alte colonne che per questo vengono chiamate: “Vigne delle tre colonne”. Il Macellum, ovvero il mercato, consiste in un edificio quadrangolare. L’accesso principale è affacciato sul mare, mentre dal lato opposto vi erano trentasei botteghe e al centro sedici colonne. Come la zona Flegrea, anche il Macellum viene sommerso dal mare a causa del bradisismo. Da secoli, infatti, il sito archeologico desta l’attenzione di molti studiosi -sia italiani sia stranieri- che non solo per l’importanza storica ma anche per il fenomeno vulcanico lo visitano. L’ultima tappa del viaggio è l’Anfiteatro di Pozzuoli: uno dei pochi Anfiteatri in Italia che gode di una struttura ben conservata; dove sembra di sentire ancora le urla dei gladiatori che sfidano le bestie feroci tenute in cattività, che con i montacarichi, issato dagli schiavi, salivano sull’arena. Alla fine della visita sul campo, che le classi hanno affrontato, si è fatto ritorno alla sede di Telese Terme. Gli alunni, stanchi ma soddisfatti della piovosa ma intensa giornata trascorsa tra risate e cultura, hanno potuto far ritorno dalle proprie famiglie.