Articolo a cura di Alessia Riccitelli –
”Nulla dies sine linea”: letteralmente nessun giorno senza una linea. Una massima latina attribuita dallo scrittore Plinio il Vecchio al pittore greco Apelle, la quale rappresenta la sintesi perfetta del grande successo che ha visto nuovamente trionfare il Telesi@ ai Campionati Regionali di Scienze Naturali.
Gli studenti, Cristian Perfetto e Rodolfo Pigna, della classe 5S2 del liceo scientifico Telesi@ hanno avuto modo di dimostrare la poderosa costruzione di conoscenze e competenze, da loro disegnata e costruita, ai Campionati di Scienze Naturali, sia nella prima fase, quella d’istituto, classificandosi tra i primi tre, sia successivamente nella fase regionale, posizionandosi tra i vincitori.
La struttura da loro realizzata si sorregge grazie alle forti basi che la loro tenacia e caparbietà hanno permesso di gettare, oltre all’ausilio e la messa in atto di tutte quelle “linee”, che nel corso della loro formazione scolastica, hanno acquisito e metabolizzato.
Sotto lo sguardo attento e meticoloso della loro docente, la professoressa Filomena Rapuano, quei pilastri sono diventati sempre più forti e vigorosi arrivando a sostenere competizioni di questo livello.
L’esperienza vissuta, come i ragazzi stessi hanno affermato, ha avuto il potere di consolidare ancora di più quel rapporto di stima e sana competizione che vigeva già precedentemente.
È stata un’opportunità che ha dato loro modo di vedere, con i loro occhi e di sentire, sulla loro pelle, l’agitazione e l’adrenalina che aleggia, come una sorta di spirito, nell’animo di quei ragazzi, che come loro, erano lì per mettersi in gioco, pieni di emozioni contrastanti ma spinti dal desiderio comune di vincere quella partita a scacchi con loro stessi.
Il feedback dei ragazzi è a tutto tondo positivo, non solo sul piano meramente della prova, la quale si articolava in quesiti che spaziavano dall’anatomia, alla biologia, alla scienza dell’evoluzione, ma in modo particolare sul piano formativo e dei rapporti interpersonali poiché hanno avuto la possibilità di confrontarsi con una buona percentuale di ragazzi interessati all’ambito scientifico, scambiare con loro informazioni, opinioni, riflessioni, stringendo amicizie o creandone di nuove.
L’insegnamento più significativo che questa avventura ha donato loro è l’aver compreso l’importanza e la rilevanza che bisogna conferire e riservare alla valorizzazione della cultura scientifica, salvaguardandone la ricerca e lo sviluppo, i quali sono troppo spesso repressi e ignorati nella e dalla nostra realtà contemporanea.
La scienza insegna ad abbassare ponti, ad eliminare le disparità e le divisioni abituando l’essere umano a lottare e a combattere.
A tal proposito calza a pennello una frase di Italo Calvino tratta dal libro “Le città invisibili”; egli scrive così:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
L’”inferno dei viventi” è tutto ciò che ci circonda, ci consuma, ci tormenta, ci impegna. È una specie di meccanismo che ci incastra, ci risucchia attraverso strade ben studiate, un qualcosa di predefinito e standardizzato: si cresce, si studia, si cerca un lavoro, si sgobba, si prolifera e poi si muore. L’abitudine è un qualcosa che rassicura e tranquillizza poiché non ci sono deviazioni, problemi, ostacoli da superare o sfida da affrontare. Purtroppo la nostra realtà sta facendo tendere la sua x sempre di più verso questo mare di falsa sicurezza e di rassegnazione totale. La scienza, invece, con le difficoltà e le fatiche che la contraddistinguono, vuole dare risonanza alla voce rauca di un uomo spoglio e abbandonato che naviga senza gli strumenti adatti.
Ogni giorno, per vivere e sentire di star vivendo, bisogna affrontare una piccola o grande partita e grand parte di queste saranno con uno sfidante dal volto ignoto e sconosciuto. Sta a noi trovare il coraggio di scoprire la sua vera identità, chissà, forse sarà proprio quell’immagine riflessa sullo specchio del nostro bagno.